Ricorderai

Ricorderai
con pochi passi di danza
il battito schietto dei tuoi giovani anni;
tenue
mosso legame ora
tra gesto e suono,
alito tiepido
fuori dal tempo
Qui gli alberi sono esili
innocenti
uguali
e il tuo è un sapore di sole
gioco biondo nel cielo

Stabile

Stabile
ti viene negli occhi la tua luce
quella striatura grigia
giuncaia di palude che affonda nella sera
Aria di passeggiata
nel tuo vestito che si gonfia incontro al vento
polla festosa e senso…
Nel sereno disordine del cuore
aria di partenze e di approdi
e la vita aperta davanti come un fiume
incontro al mare

Sulla strada bianca si colora la sera

Sulla strada bianca si colora la sera
cammeo folletto di roccia.
Scende dalle malghe l’eco della sua ombra
brivido nel vento si allontana.
Nulla si muove.
Tutto si consuma.
Incontro alla notte
nave alla fonda il tuo cuore nel mio
che ti cammina accanto

Un sapore di verità rimproverata

Un sapore di verità rimproverata,
quasi una nota burbera
è questa tua infelicità senza desideri:
la vena di una rupe asperrima e verdissima nell’anima

Il tuo tabacco si consuma.
Nella laguna della stanza
aspetta decisioni con la pazienza ostinata
della serva che vuole la paga…

In questo litorale spalancato
e subito richiuso
getto la salda ombra di un pezzetto d’amore
staccato dal mio braccio come una sassata;
colgo la limpida caduta
di un colore d’inchiostro
in soggezione d’alba

Un po’ d’immenso

Un po’ d’immenso, al tuo salvadanaio
lo cedo volentieri.
E’ tutto quel ch’è rimasto.
Di rimando
chiedo al tuo giocattolo di avvicinarsi al mio:
l’effetto poesia – così rivisitato –
sarà metronomo d’incanto e di dolce anarchia
sempre che per moderatrice ci sia
vicina ad un rimario – appena ridestata –
la passioncella sovraeccitata e rimossa
che ci ha fatto incontrare
e che ora chiede strada e coraggio
gestita dall’immenso
tenendoci per mano

Cara immagine

Cara immagine
da brava, su, sorridimi
esci dalla tua storia
togliti dalla nebbia
bucami la memoria!
Fai tu
inventa un’ora qualsiasi
divora questa pagina
crescimi la vertigine
dei tuoi grandi occhi sospesi!
Vedi? A suo modo innocente (perdente?)
un verso come furia già ti si porta via;
ti ha già rubato l’anima.
E’ qui: non ha altrove né culla
né fiato sufficiente per nascerti nella gola
o morire chiamandoti.
Ma non puoi farci nulla, piccola reticente.
Ecco, è venuta
me l’hai insegnata tu
la torbida malia che si accalora e si pente
la mano a stelo dolcissima che si nega sfiorandomi
la caduta nel fitto della tua paura
che non sa e non vuole perdermi per sempre