Love love love

Che tu lo voglia o no, io ti terrò qui
stretta al mio petto gracilino di poeta riformato
esentato dal sonetto
e non ti mollerò, perché oramai per me sei diventata
un verso
uno di quei versi sciroccanti e cocenti
che al vizio pavesiano assommano l’assurdo
di fregole senili incongrue in quanto tali:
versi come nervi scoperti da custodire e coccolare
ma anche da esibire haimé in temerari plain air
di oratio ad alto rischio per siti affumicati,
spossanti, esantematici,
salvo poi ricondurli ( i versi ) al tuo tepore
gravido di parole rassicuranti e cruciali
affatto tangenziali a tutti i défilés…

Io ti terrò qui stretta ai miei pori
con quel popò di forza che non ho
ma che tu sprigioni con dovizia di sensi,
anche perché tra l’altro sono povero in canna
e la tranquillità del tragico ora come non mai
mi rassicura vieppiù che il tuo viluppo è magico
oltre ogni  umana misura, salvifico
a quest’età surtout, in cui la Cassa Mutua ultima Dea
guarda ai sepolcri con strani ammiccamenti
di disimpegno impegnato
che non mi riconciliano affatto coi miei capelli bianchi
e con la gravidanza
d’una senilità ad oltranza tanto desiderata…

Io ti terrò con me per sempre, mia Tata sempreverde
e non ti tradirò con altre bricconcelle
che hanno basso il pedale
ed alto il pedalare nel cielo delle farmacie!
Io ti amerò via Standa solamente, canottiera di lana !